Helicobacter Pylori: cos’è, come si cura

Molti di coloro che leggono questo articolo già avranno fatto la conoscenza con questo batterio che si annida nello stomaco delle persone. Lo stomaco è un ambiente particolare nel corpo, un ambiente particolarmente acido in cui pochi batteri sopravvivono mentre l’Helicobacter Pylori qui trova il suo habitat ideale.

Cosa è l’Helicobacter Pylori

Parliamo di in batterio dalla forma di un bastoncello dotato posteriormente di flagelli che gli consentono una certa mobilità. Trova il suo ambiente ideale per la sopravvivenza e la riproduzione nello stomaco.

Qui l’ambiente è molto acido per scindere gli alimenti che vi arrivano ma questo batterio vive benissimo qui grazie alla sua capacità di convertire l’urea in ammoniaca tamponando in questo modo gli acidi e creando intorno a se un ambiente ottimo per la sopravvivenza.

In premessa abbiamo affermato che molti sapranno già dell’esistenza di questo batterio e l’affermazione è sostenuta dalla statistica che dice che circa un terzo della popolazione mondiale ospita nel proprio stomaco questo batterio.

 Sintomi associati all’H. Pylori

Nella maggior parte dei casi in cui il batterio è presente nello stomaco non si evidenziano sintomi ma questo non significa che il batterio non svolga la sua azione. In realtà l’assenza di sintomi non è proprio tale ma i disturbi spesso vengono correlate ad altre cause.

I sintomi generalmente consistono in bruciore e gonfiore allo stomaco, eruttazione, nausea e senso di pienezza, inappetenza e perdita di peso non spiegabile. Solo una persona su cinque manifesta sintomi riferibili alla presenza del batterio mentre i sintomi riferiti, poco specifici, possono orientare il medico verso una gastrite.

In realtà lo stesso batterio può essere causa di gastrite ed ulcere che troppo spesso sono invece riferite a Stress o cattiva alimentazione, non pervenendo alla diagnosi di infezione da H. Pylori.

L’azione del batterio si esplica attraverso danni al rivestimento mucoso dello stomaco che aprono la strada ai danni da aggressione della stessa mucosa ad opera dei succhi gastrici.

Le Cause

La Comunità scientifica non è ancora giunta ad una determinazione precisa delle cause di infezione da parte dell’H. Pylori ma l’orientamento generale propende per l’infezione associata a ingestione di cibi contaminati o dall’ingestione di acqua proveniente da fonti non sane.

Alcuni studi stanno portando alla convinzione che in alcuni casi vi possa essere infezione tra individui per trasmissione oro-fecale, tramite una scarsa igiene delle mani nel trattamento degli alimenti, con contatto con feci o vomito oppure anche tramite servizi igienici non puliti e uso comune di asciugamani, soprattutto portata da individui affetti da gastroenterite.

La presenza di H. Pylori è stata dimostrata nella saliva di soggetti infetti, quindi si ritiene possibile una trasmissione del batterio, quindi dell’infezione, tramite stoviglie non ben lavate o tramite baci profondi. Nonostante questo gli scienziati non ritengono opportuno sottoporre familiari e partner di soggetti infetti a indagini e terapie se non in casi di frequenti reinfezioni e recidive.

Si riconosce una prevalenza di infezione in soggetti americani, africani ed ispanici e in soggetti appartenenti a categorie in disagio socio economico. Resta aperto l’interrogativo relativo alla comparsa di sintomi in alcuni soggetti infetti e non in altri.

La presenza di H. Pylori può essere causa di ulcere che possono anche arrivare a sanguinare dando, oltre al dolore, anche un’anemia secondaria.

La Diagnosi

Può essere dimostrata la presenza di questo batterio nel corso di una gastroscopia prelevando un piccolo campione dallo stomaco e analizzandolo ma oggi sono disponibili tecniche diagnostiche attraverso l’analisi della saliva e anche del respiro (Breath Test).

E’ possibile anche ricercare l’antigene di questo batterio nelle feci con il vantaggio che quest’analisi consente di rilevare soltanto l’infezione in atto e non pregressa.

La Cura

La cura consiste, secondo le linee di orientamento più attuali, nella somministrazione combinata di più antibiotici ed associata a farmaci inibitori della pompa protonica.

La terapia antibiotica deve essere protratta per circa 14 giorni per evitare l’insorgenza di resistenza batterica.

Pamela Tela

Caporedattore e amministratrice del sito salute-medicina.com curo i contenuti e i comunicati stampa salute e medicina per poi proporrle ai nostri lettori.